

Naomi e Abdel, ebrea lei palestinese lui, si amano. Il loro amore, una volta alla luce del sole, è ormai costretto dalla situazione politica in un «boudoir di cemento», dove i due giovani mettono a confronto le loro civiltà divise, toccando, ognuno dal proprio punto di vista, i tanti punti che separano i due popoli.
Naomi e Abdel, ebrea lei palestinese lui, si amano nei sotterranei dell’Hotel Hilton di Tel Aviv. Il loro amore, una volta alla luce del sole, è ormai costretto dalla situazione politica in un «boudoir di cemento», il bunker del locale di controllo della centrale elettrica dove si svolge tutta la scena.
Qui, tra un amplesso e l’altro, i due giovani mettono a confronto le loro civiltà divise, toccando, ognuno dal proprio punto di vista, i tanti punti che separano i due popoli, fino alla più amara delle consapevolezze – «Non possiamo sposarci, Naomi» – e al gesto purificatore e idealista con cui lanciano il loro paradossale messaggio di pace: «perché è sempre con i corpi che si scrivono le rivoluzioni».
Naomi e Abdel, ebrea lei palestinese lui, si amano nei sotterranei dell’Hotel Hilton di Tel Aviv. Il loro amore, una volta alla luce del sole, è ormai costretto dalla situazione politica in un «boudoir di cemento», il bunker del locale di controllo della centrale elettrica dove si svolge tutta la scena.
Qui, tra un amplesso e l’altro, i due giovani mettono a confronto le loro civiltà divise, toccando, ognuno dal proprio punto di vista, i tanti punti che separano i due popoli, fino alla più amara delle consapevolezze – «Non possiamo sposarci, Naomi» – e al gesto purificatore e idealista con cui lanciano il loro paradossale messaggio di pace: «perché è sempre con i corpi che si scrivono le rivoluzioni».