Boris Avrukh
Nato in Kazakistan il 10 Febbraio del 1978, Boris Leonidovich Avrukh è uno dei fiori all’occhiello del movimento scacchistico israeliano essendo tra i primi cento giocatori della classifica fide mondiale. Il suo è un caso emblematico di quel grande salto in avanti di cui parla il portavoce della Federazione scacchistica israeliana Yigal Lotan quando afferma che “l’immigrazione dall’ex Unione Sovietica” ha “messo il turbo” agli scacchi nello stato ebraico.
Campione del mondo under 12 nel 1990, ha giocato per Israele in tutte e sei le edizioni delle Olimpiadi tenutesi dal 1998 ad oggi, vincendo una medaglia d’oro e una di bronzo individuali (Elista 1998 e Torino 2006) e una medaglia d’argento a squadre (Dresda 2008). È stato campione israeliano nel 2000 e ha riconquistato il titolo nel 2008 davanti a Smirin, Mikhalevski e Rodshtein,tutti sopra i 2600 punti elo.
Come scrittore esordisce con una enciclopedica opera su 1.d4 in cui porta in dote al lettore il suo vasto repertorio, cercando di fare un discorso il più possibile onesto e tentando candidamente di sfatare qualche diffuso mito: “La testa di un grande maestro non è molto diversa da quella di un appassionato: il primo ha semplicemente acquisito delle abilità che lo pongono al di sopra del secondo. Che il grande maestro ne sappia più dell’appassionato in fatto di aperture è normale, proprio come è normale che su Israele un israeliano ne sappia più di un americano. Ciò non vuol dire che in un quiz su Israele un americano non possa battere un israeliano. In un quiz, come in una partita scacchi, ci sono solitamente tra le venti e le quaranta domande e la maggior parte della cultura in più di un israeliano, o di un grande maestro, potrebbe essere del tutto inutile”.
Nei suoi libri si riscontra una ricerca scientifica e metodica i cui frutti sono una miriade di novità teoriche, idee e prospettive inaspettate.
IPSE DIXIT - Il Bianco naturalmente ha diverse alternative a questo punto, ma la cosa più sensata è andare ‘all-in’, specialmente in un momento in cui così tanti forti scacchisti sono passati al poker.