GARIWO - FORESTA DEI GIUSTI legge "Andrej Sacharov. L'uomo che non aveva paura"

02/11/2023

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“Il nome di Sacharov non significa più solo progetti segreti, ma anche il coraggio di dire apertamente la verità.”

Si potrebbe custodire in questa frase, semplice solo in apparenza, la lunga storia di Andrej Dmitrievič Sacharov, fisico, inventore della bomba a idrogeno sovietica e Premio Nobel per la Pace nel 1975, voce del dissenso anti-sovietico nel nome della libertà e dell’etica scientifica, in un contesto storico in cui era difficile anche solo pensare fuori dal coro. 

Una storia che il libro “Andrej Sacharov – L’uomo che non aveva paura” di Ksenija Novochat’ko ed edito da Caissa Italia racconta dall’inizio alla fine avvalendosi delle illustrazioni di Evgenija Rojzman, Ol’ga Terechova e Poljia Plavinskaja. 

A metà strada tra il reportage, la graphic novel e il diario personale, la narrazione si appoggia su pochi colori diramandosi pagina dopo pagina in una serie incessante di stimoli testuali e illustrati in cui è possibile immergersi completamente per capire sin dalla sua genesi una parabola di crescita, consapevolezza, coraggio e sfida all’ingiustizia sullo sfondo della storia del Novecento

Nato nel 1921 a Mosca, padre insegnante di fisica che lo inizia al mondo degli esperimenti, oltre a una spiccata intelligenza Sacharov sembra mostrare sin da subito una forte inclinazione allo spirito critico e al rifiuto della sottomissione a idee socialmente imposte. 

“Intorno ai 13 anni ho deciso che ero ateo. Mia madre ci è rimasta male, ma non ha insistito”. 

Crescendo vive l’ascesa al potere di Hitler in Germania, impara a conoscere la guerra, la fame, l’amore e la vita segretissima da scienziato, scoprendone l’intreccio indissolubile con gli interessi politici, che non guardano in faccia nessuno. 

Il racconto in prima persona del protagonista, basato dalle sue stesse parole recuperate da memorie, articoli, interviste e lettere, si inserisce in un contesto storico, politico e geopolitico complesso e in continuo cambiamento, retto su equilibri a tratti impossibili tra potenze mondiali e rappresentato in modo talvolta angosciante per trasmettere le sensazioni che il fisico deve aver provato durante i momenti più complicati della sua maturazione personale e professionale. O meglio, quando si è accorto che non stava lavorando per la pace come credeva.

Uno dei principali punti di svolta è proprio il test della prima bomba a idrogeno al mondo, il momento in cui la sua vita viene solcata da una linea di demarcazione definitiva. 

“L’auto ha frenato bruscamente vicino a un’aquila con le ali bruciate. Provava ad alzarsi in volo ma non ci riusciva. Aveva gli occhi opachi. Forse era rimasta accecata”. 

La linea che nel libro disegna quel rapace, il più grande e maestoso del regno animale, è la stessa entro cui Sacharov e gli autori fanno confluire il flusso di consapevolezza che colpisce lo scienziato in quel momento. Una luce, quella lasciata dallo sguardo cieco dell’animale, che darà il via definitivo alle future lotte contro le ingiustizie, a favore del rispetto della vita, della libertà e della democrazia, facendolo diventare un attivista per i diritti umani, in prima linea per una scienza giusta, per la libertà delle voci scomode, per riportare l’attenzione sui temi importanti per l’umanità. Divenuto col tempo inviso a gran parte del mondo politico sovietico, scientifico e non solo, ha subìto per un lungo periodo minacce e intimidazioni fino a trascorrere sei anni in isolamento, terminato poi con la Perestrojka. 

Una scia di risentimento, quella nei suoi confronti, che in qualche modo fa eco ancora oggi. Nell’agosto del 2023, infatti, un tribunale ha accolto la richiesta del Ministero della Giustizia di scioglimento del Centro Sakharov, museo e centro culturale dedicato alla protezione dei diritti umani in Russia fondato nel 1990, l’anno dopo la sua morte e già dichiarato “agente straniero” nel 2014 per effetto della legge sugli agenti stranieri russa finalizzata a limitare l’operato delle organizzazioni non governative ancora indipendenti.

Ma ormai è difficile che silenzio e paura possano fermare l’eco impalpabile del suo grande insegnamento. “Uno scienziato è prima di tutto un essere umano. Per questo la morale e i valori etici sono la cosa più importante: nella vita personale, nella vita pubblica e nel lavoro scientifico”.

Sara Del Dot