Diario di una rondine a teatro

18/04/2023

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Nei mesi di ottobre e novembre 2022 al Teatro delle marionette di San Pietroburgo sono andate in scena le prime rappresentazioni di Diario di una rondine, tratto dall'omonimo libro di Pavel Kvartalnov e Olga Ptašnik. Un nuovo spettacolo che, ci dice la regista Ksenia Pavlova, parla di libertà. L'azione si svolge in una piccola stanza ammantata di nero che ricorda la soffitta di una casa di campagna ed è in forma di monologo, con la voce affidata a Ekaterina Lozhkina-Belevič. L'attrice inizia a raccontare la storia come se la leggesse dalle pagine del diario, ma ben presto si identificherà con la rondine e intraprenderà un viaggio pericoloso dalla natìa Irlanda fino a Capo di Buona Speranza, in Sudafrica. Un viaggio che le richiederà coraggio e molte abilità. Il palco, tutto ricoperto di paglia, simboleggia ora i prati irlandesi, ora le coste della Bretagna, ora i tetti caldi del Marocco, ora la savana... Al centro c’è un astrolabio sferico, sul quale, oltre alla rondine, vengono poggiati di volta in volta automobili, famosi elementi architettonici (luoghi noti di Londra e Parigi), uccelli che prendono d’assalto i Pirenei, frammenti di vetro (dettagli del Palazzo di cristallo di Madrid) e un minuscolo aeroplano, goffo tentativo dell’uomo di ottenere la stessa libertà di cui godono gli uccelli.

Il pubblico di riferimento è quello dei bambini, la cui attenzione l'attrice riesce a mantenere viva con la destrezza di un mago, cambiando abilmente i vari oggetti di scena. Oltre agli uccelli e alle sfere rotanti, ci sono un proiettore d'altri tempi, una lanterna magica che proietta le immagini della prima infanzia della rondine e degli uccelli che incontra sul suo cammino, pietre illuminate dalla luce, moscerini, cibo ambito dalle rondini, e infine lucciole africane, zebre e antilopi al galoppo. Il palco è attraversato da fili che assomigliano ai cavi dove le rondini amano riposare. Su questi fili l'attrice appende le pagine del diario e posa le rondini... Ed è lungo questi fili che appaiono nuovi oggetti di scena, ad esempio le canne dove le rondini trovano riposo dopo aver attraversato il Sahara. A volte la rondine sembra volare senza particolari difficoltà, ma quando sorvola il Mar Mediterraneo, il pubblico, insieme alla protagonista, tira un respiro di sollievo solo dopo che è riuscita a sfuggire alle grinfie di un rapace perdendo appena una piuma. In Africa la protagonista è pronta a incontrare altre rondini che arrivano dai vari Paesi d'Europa, ma queste non vogliono parlare, la evitano o la inseguono volando in stormo, costringendola a proseguire il volo. Lo spettacolo rende questi momenti più vivi ed emozionanti rispetto al libro. Nel libro il viaggio di ritorno verso Nord si conclude positivamente, mentre il finale dello spettacolo rimane aperto. La rondine vola via verso il buio, ripetendo "ce la faremo... ce la faremo...". Quando l'attrice torna sul palco per l’inchino finale e ripete ancora una volta "ce la faremo!” ogni spettatore si sente una rondine che lotta coraggiosamente contro l'oscurità che sta per arrivare. Gli occhi del pubblico adulto si riempiono di lacrime. Lo spettacolo non parla solo di libertà, ma anche della vita che resiste sempre, fino all’ultimo istante. Mi auguro che “Diario di una rondine” resti a lungo nella programmazione teatrale. Spettacoli come questo sono così necessari a chi è rimasto in Russia.

(Traduzione dal russo di Tatiana Pepe)

Footografie di Andrej Sukhonin

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